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Phineas Gage Neurostar

Cabinet-card portrait of Gage shown holding the tamping iron whi

Phineas, un mito. Il nome stesso è pervaso da una risonanza mitica. Phineas è un esperimento collettivo, ha catturato la curiosità di decine di pensatori e scienziati e non sembra finire qui. Phineas è un po’ una tipica simulazione da film catastrofico, come la collisione di un asteroide con la Terra o lo schianto di un aereo in un palazzo. Phineas sta alle neuroscienze come le Torri Gemelle stanno alle nostre paranoie.

Cosa è Phineas? Un giavellotto. Ecco, una gara olimpica iniziata tanto tempo fa che non è ancora terminata. Quel giavellotto sembra passare da una mente all’altra, di generazione in generazione. Ogni volta proviamo a decifrarne i geroglifici segnati su questo testimone metallico. Phineas è una testa, uno zigomo, un globo oculare sinistro, un tunnel verso lo scalpo. Phineas Gage, un operaio delle ferrovie. Prepara il terreno, puntella traverse e binari.

Il 13 settembre del 1848 si trova vicino alla città di Cavendish (USA). Batte sul terreno con un’asta metallica di circa un metro. Deve rassettare l’innesco di polvere da sparo e sabbia. Qualcuno forse lo chiama, appena il tempo di volgere il capo. Una scintilla, non si è mai capito esattamente. Un’esplosione, controllata, chirurgica. Il giavellotto è come un razzo a propulsione, schizza via e penetra sotto lo zigomo sinistro ad una velocità pazzesca, fuoriesce e sbalza un guscio di cranio all’angolo tra la tempia e la fronte sinistra di Phineas Gage. Un sibilo nell’aria, una parabola. Infine l’asta infilza il terreno, sembra una buca da golf a circa 23 metri di distanza (continua qui per conoscere questa storia) dal povero operaio. 

The skull of Phineas Gage on display at the Warren Anatomical Mu

Trovate un affascinante articolo su Slate scritto da Sam Kean che analizza in modo inedito la parabola di Phineas Gage. Descrive i dettagli crudi della scena, i primi soccorsi. Riporta la frase profetica pronunciata da Phineas al primo dottore che gli presta le prime cure mediche: “Here’s business enough for you”, c’è abbastanza lavoro per te (e per le generazioni future). Non perde mai conoscenza. Sopravvive. Sembra un miracolo. Ma cambia la sua personalità. Non è più lo stesso. Diversi lavori, sempre finiti con un licenziamento. Non rispetta le regole, è sfrontato, irriverente, bestemmia, è un anticonformista che viola il galateo ed è sempre al verde. Non riesce a realizzare un progetto di vita. “Era un uomo virtuoso ma, dopo l’incidente, Phineas non è più Phineas. L’equilibrio tra le facoltà intellettive e gli istinti animali è stato infranto”, scriverà il dottor Harlow.

C’è rimasto di lui solo un resoconto medico di duecento parole del dottor Harlow, il primo a soccorrerlo. Poi niente più, solo sparse testimonianze che assomigliano più ad aneddoti che a fatti biografici. Rare foto ingiallite, impressionanti. Poi una lunga storia nelle scienze neurologiche e psicologiche. Come detective, gli scienziati hanno cercato di ricostruire tutto il miracolo balistico, un tentativo di conoscenza per comprendere i lobi frontali, le funzioni cognitive, le correlazioni, gli stati mentali. E nel suo articolo, Sam Kean taglia corto:

Gran parte della storia canonica di Gage è una balla, un mélange di pregiudizio scientifico, di licenza artistica e di pura invenzione. In realtà, ogni generazione sembra riprodurre Gage a propria immagine e somiglianza. Abbiamo in realtà poche informazioni di ciò che è successo dopo l’incidente. Invece di guardare al lato oscuro della faccenda, ormai diversi scienziati invitano a riflettere sulla guarigione di Gage, che ritornò ad una vita normale per quanto possibile dopo un incidente di tale gravità: un opzione che ci offrirebbe la possibilità di comprendere come il cervello sia in grado di curare se stesso.

Gli scienziati hanno visto nella descrizione aneddotica di Phineas Gage un paziente equiparabile a chi soffre di Alzheimer o ad un disturbo di personalità antisociale. Però partendo da poche decine di parole di un medico che menziona gli “istinti animali”, che non rivedrà più Gage e che asserisce che ci sia stato un cambio di personalità senza menzionare quella precedente. Per giudicare un cambiamento di personalità dopo un trauma è condizione imprescindibile conoscere la personalità di prima. Ma nessuno ha mai incontrato Gage prima dell’incidente.

L’effetto è bizzarro, caricaturale. Gage è un paziente instabile, che parla in modo osceno, uno sfaticato ubriacone perdigiorno, che frequenta circhi e luna park, incapace di vedere oltre se stesso e che muore povero in canna. Tuttavia talvolta le descrizioni si contraddicono: alcuni riportano che Gage fosse sessualmente apatico, per altri è promiscuo; alcuni dicono che abbia un carattere impulsivo, altri dicono che sia vuoto, come lobotomizzato. Gli aneddoti sono spesso inventati, eccetto uno: Gage vendette i diritti esclusivi e postumi del suo scheletro ad una scuola medica – e, rivendette gli stessi diritti ad un’altra scuola e ancora un’altra, fuggendo dalla città ogni volta dopo aver intascato i soldi.

Strano per un tizio dichiarato intellettualmente inabile, incapace di controllo e di pensiero razionale. Almeno su un fatto siamo sicuri: che tenne l’asta sempre con sé fino alla tomba.

phineas peter ratiu

Con le nuove tecnologie di neuroimaging gli scienziati hanno cercato di ricostruire digitalmente il cervello di Phineas trafitto dalla lancia. Hanna e Antonio Damasio nel 1994 pubblicarono un articolo in cui dichiaravano che l’impatto avesse danneggiato entrambi gli emisferi prefrontali. Nel loro modello neuropsicologico, la regione danneggiata spiegava la sociopatia di Phineas.

D’altro canto, in un articolo del 2004, Peter Ratiu ha sostenuto che in base alle sue ricostruzioni la lancia non abbia oltrepassato la linea mediale che divide i due emisferi, distruggendo il tessuto nervoso del solo lobo prefrontale sinistro. Secondo la ricostruzione di Ratiu, la lancia deve essere entrata sotto lo zigomo mentre Phineas pronunciava alcune parole voltando leggermente la testa verso qualcuno o qualcosa. Le ricostruzioni digitali richiamano involontariamente certi ritratti di papi del pittore irlandese Francis Bacon.

phineas peter ratiu 1

Nel 2012, Jack Van Horn nel suo lavoro di ricerca dove simula milioni di possibili traiettorie (Damasio ne aveva considerate una mezza dozzina) conclude che: 1) l’asta ha coinvolto solo l’emisfero sinistro (come sostenuto da Ratiu), 2) i danni riguardano soprattutto le connessioni. Ecco, quest’ultimo punto vale la pena segnalarlo. Nel cervello prefrontale sinistro di Phineas il 4% della materia grigia fu perduto mentre venne distrutto l’11% della materia bianca, costituita dal sistema di connessioni dei fasci assonali che mettono in comunicazione i distretti neuronali dentro il cervello e tra il cervello e il corpo. La ricerca di Van Horn è in linea con i tempi: oggi i circuiti sono più importanti dei neuroni in se stessi (vedi ad esempio l’articolo sulla fine dell’era del prozac). 

Ancora una volta, ogni generazione cerca qualcosa che ha già in mente, metaforicamente scava un ennesimo tunnel nel cervello di Phineas accodandosi alle teorie e alle gaffe delle ricerche passate. Sul finire del 1800, i frenologi spiegavano che le volgarità e le empietà di Phineas fossero dovute al fatto che fosse stato colpito “l’organo della venerazione” (leggi qui a proposito dei bernoccoli della frenologia).

*****

Alla fine dell’articolo su Slate c’è un colpo di scena. Nel 1852, a ventinove anni Phineas Gage parte per il Sud America e resterà in Cile nei successivi 7 anni lavorando come conducente per un azienda per il trasporto passeggeri sulle montagne tra Valparaiso e Santiago. All’epoca essere un conducente di diligenze fra valichi impervi non era una cosa semplice:

Il conducente doveva controllare ogni cavallo manovrando ciascuna briglia con il dito corrispondente (immagina di dover guidare un automobile le cui ruote sono indipendenti l’una dall’altra). Inoltre, i sentieri su cui viaggiava erano affollati, costringevano a improvvise frenate o a scansare con abilità gli ostacoli e, poiché probabilmente doveva viaggiare talvolta di notte, doveva memorizzare tutte le svolte e le fermate, con un occhio vigile ai possibili attacchi dei banditi. Doveva pure prendersi cura dei cavalli e badare ai viaggiatori. Per non parlare del fatto che dovesse imparare a parlare un po’ di spagnolo. Il saper svolgere una lavoro così qualificato da parte di un uomo che è stato descritto con un carattere impulsivo e senza controllo, ci dimostra l’ennesima contraddizione dei dati di cui abbiamo in possesso.

In sostanza, non è strano supporre che Phineas abbia recuperato buona parte delle capacità cognitive, ritornando ad una vita in qualche modo normale. La moderna conoscenza neuroscientifica spinge a ipotizzare una plausibile guarigione di Phineas Gage. Sappiamo che il tessuto nervoso del cervello cambia nel tempo e, nonostante rimanga ancora misterioso e poco compreso, il concetto di plasticità neuronale ha ricevuto conferme da più fonti. In effetti, oggi sappiamo che i pazienti con danni al lobo frontale mostrano gravi lacune in compiti cognitivi, in special modo nel portare a termine dei progetti, lasciandosi distrarre e avendo problemi di pianificazione.

Cased-daguerreotype portrait of Phineas P. Gage holding the tamp

Non sembra essere stato il caso per un conducente di diligenze tra valichi e burroni con un occhio mutilato di notte nella rete di facili imboscate. Dal dagherrotipo che potete osservare, ritrovato fortunosamente su flickr (inizialmente si pensava che fosse l’illustrazione di un baleniere “arrabbiato” col suo arpione), Gage sembra tutto il contrario dell’uomo irregolare, bestemmiatore e impulsivo che la vulgata ha tramandato. Ci appare ben vestito, orgoglioso, quasi spavaldo. Deve avercela fatta, non è semplicemente sopravvissuto alla perforazione di quella lancia micidiale.

Il suo cranio sotto osservazione dagli scienziati di tutto il mondo è un monito per le future generazioni di ricercatori e di pazienti. C’è molto da scoprire sul cervello e ciò che troviamo è spesso una combinazione di fatti sperimentali e culturali. Quel cranio che attira curiosi da tutto il mondo è una sacra reliquia scientifica da rispettare e continuare ad interrogare.

link all’articolo di Sam Kean su Slate

2 risposte su “Phineas Gage Neurostar”

[…] Non ho letto la fonte dell’articolo (spero di farlo al più presto) ma l’ipotesi ha solide basi empiriche. Basti pensare a Phineas Gage e altri “prefrontali” che hanno perso quella porzione di cervello posta al di sopra della fronte. L’aspetto soprendente è che questi pazienti continuano a svolgere un vita tutto sommato normale rispetto al danno neurologico subito (in effetti leggi qui). […]

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