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Il pulsante della coscienza

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È come premere un pulsante speciale e si spegne il contatto col mondo esterno. Quando hanno stimolato una precisa regione del cervello i neurochirurgi sono stati sorpresi dall’improvvisa incoscienza del paziente.

Si tratta di un caso clinico molto raro perché difficilmente i ricercatori possono stimolare direttamente la corteccia dei pazienti con impulsi elettrici. Ragioni etiche non lo consentono. Infatti, il paziente in questione non faceva parte di una ricerca, era in sala operatoria perché era necessario rimuovere un tumore.

In questi casi, prima dell’asportazione il protocollo richiede una “esplorazione” funzionale, cioè il neurochirurgo sonda la funzione dei tessuti intorno al target corticale per capire quali regioni (e le corrispettive funzioni cognitive o motorie) salvaguardare e quali saranno compromesse. Egli somministra quindi piccoli impulsi sulla superficie interessata del cervello e osserva come reagisce il paziente, chiedendo eventualmente ulteriori informazioni. Il paziente è seduto, sotto anestesia locale e, dietro di lui, il chirurgo pizzica elettricamente con i microelettrodi la superficie della regione corticale.

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Nel caso clinico che vi racconto c’è stata una risposta particolare. Il tumore si trovava nella corteccia posteriore mediale sinistra (più o meno nella parte alta a sinistra della vostra testa), una zona in cui si trova la corteccia cingolata posteriore (PCC), particolarmente interessante per i ricercatori perché si ritiene che sia coinvolta nei processi della coscienza. Interferire nella attività neuronale della PCC determina profondi disturbi nella coscienza.

Il paziente era un uomo di 45 anni di buon livello culturale che aveva uno glioma di basso grado nella corteccia posteromediale sinistra. Durante l’intervento esplorativo (awake surgey), quando hanno stimolato la materia bianca sotto la corteccia cingolata posteriore sinistra (il precuneo, nella figura sotto la zona rossa S1), la coscienza del paziente si è disconnessa dal mondo esterno.

Questo fenomeno è coerente con precedenti risultati che mostrano la completa perdita di coscienza associata alla disattivazione funzionale della PCC in varie condizioni neurologiche come il coma, lo stato vegetativo, l’epilessia e l’anestesia. La reazione del paziente di questa ricerca dimostra che la disattivazione della connettività della PCC conduce ad uno stato di coscienza caratterizzata da un comportamento apatico ovvero la perdita del contatto con il mondo esterno. Il paziente in seguito ha descritto il suo stato come quello del sogno.

Quest’ultima affermazione suggerisce che non c’è stata una completa dissociazione della coscienza ma solo un’alienazione dal mondo esterno e la conservazione di uno stato minimo di coscienza. I ricercatori aggiungono però che è sempre meglio prendere con le dovute cautele il resoconto del paziente, sia perché è soggettivo sia perché potrebbe essere un’involontaria invenzione del paziente.

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La PCC è una delle strutture che fanno parte del default mode network (DMN), un circuito nervoso che si attiva quando siamo impegnati in attività mentali “interne” (sogni ad occhi aperti, ricordi del passato, progetti per il futuro) e non ci occupiamo dei compiti esterni. La stimolazione elettrica durante l’esplorazione preventiva chirurgica della PCC potrebbe aver incrementato la funzionalità del DMN e di conseguenza la sensazione onirica nel paziente accompagnata dal distacco dal mondo esterno.

Infine, il paziente ancora un mese dopo l’operazione chirurgica ha riferito che la sua mano destra fosse “trasparente”. Probabilmente la rimozione di parte della PCC ha danneggiato la rappresentazione interna del corpo, immagine corporea inconscia di cui non abbiamo diretta consapevolezza se non in casi straordinari come nei disturbi neurologici. La mano trasparente ricorda un po’ l’arto fantasma di chi ha subito un’amputazione e comunque sente ancora sensazioni spesso dolorose provenienti dall’arto che non c’è più.

Si tratta di un solo caso clinico e quindi c’è molto da fare per verificare e costruire un quadro teorico più generale. Nonostante ciò, il valore euristico degli (sfortunati) casi neurologici è fondamentale per comprendere le sofisticate dinamiche che rendono la coscienza così enigmatica e nello stesso tempo così “facile”.

Herbet G, Lafargue G, de Champfleur NM, Moritz-Gasser S, le Bars E, Bonnetblanc F, & Duffau H (2014). Disrupting posterior cingulate connectivity disconnects consciousness from the external environment. Neuropsychologia, 56C, 239-244 PMID: 24508051

2 risposte su “Il pulsante della coscienza”

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