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L'epilessia religiosa di Dostoevskij

Ldostoyevskye prime crisi epilettiche Dostoevskij le ha avute durante l’adolescenza, ma soltanto verso i quarant’anni sono state frequenti, dopo il ritorno dalla prigionia in Siberia nel 1860. Quando aveva un attacco del grande malela moglie lo descrive così: “un pianto angoscioso che non aveva nulla di umano”, immediatamente prima che perdesse conoscenza e crollasse a terra. In HallucinationsOliver Sacks ricorda che molti di questi attacchi erano preceduti da un’aura mistica o estatica, alcune volte senza che fossero seguite da convulsioni o perdita di conoscenza.

Sophia Kowalewski in Childhood Recollections ricorda che un giorno, che era la festa della Pasqua, durante una conversazione su temi religiosi, Dostoevskij sentì la campana della chiesa vicina e improvvisamente esclamò: “Dio esiste! Dio esiste!”. Lo scrittore russo aveva l’abitudine di prendere qualche nota dopo ogni attacco e così descrisse quella crisi inedita di Pasqua:

Un rumore assordante riempiva l’aria e provavo a muovermi. Sentivo che il cielo stava scendendo sulla terra sommergendomi. Ho davvero toccato Dio. E’ entrato dentro di me, sì Dio esiste. Ho pianto, non ricordo altro. Voi tutti, uomini in buona salute, non potete immaginare la felicità che gli epilettici provano durante quei secondi che precedono un attacco… Non so se questa felicità duri secondi, ore o mesi, ma credetemi, non la cambierei con nessuna di tutte le gioie che la vita può riservare.

I suoi romanzi sono pieni delle descrizioni di quei momenti che precedono una crisi. I personaggi da un punto di vista neurologico finiscono per assomigliare a Dostoevskij. Ecco ad esempio come fornisce i dettagli di tali esperienze nel principe Myshkin dell’Idiota:

Durante questi momenti rapidi come i fulmini, l’impressione della vita e della coscienza erano in lui dieci volte più intense. Il suo spirito e il suo cuore erano illuminati da un immenso senso di luce; tutte le sue emozioni, i suoi dubbi, tutta la sua ansia diminuivano per tramutare in una suprema serenità fatta di accesa gioia, armonia, speranza; dopo, ricorreva alla ragione per comprendere la causa finale di questo fenomeno.

Nikolay Strakhov, filosofo e critico letterario, fu presente ad un attacco di epilessia nel 1863 e lo descrisse in questi termini:

Dostoevskiy camminava nella stanza e io ero seduto dietro al tavolo. Stava dicendo qualcosa in modo esaltato ed elevato; quando incoraggiai la sua idea con qualche commento egli venne verso di me con uno sguardo esaltato e notai quanto fosse intensa la sua emozione. Si fermò un attimo, come se cercasse le parole per i suoi pensieri e aveva appena aperto la bocca. Lo guardavo con molta attenzione perché capivo che stava per dire qualcosa di insolito e che avrei udito una qualche rivelazione. Invece, improvvisamente, dalla sua bocca uscì uno strano prolungato suono senza senso e cadde incosciente sul pavimento. Fino a quel tempo gli attacchi non erano così forti. Per effetto delle sue convulsioni rimase disteso per terra con la schiuma alla bocca. In mezz’ora riprese conoscenza e ritornammo insieme a casa.

Sembra che fino al 1860 Dostoevskij abbia avuto non più di una decina di crisi epilettiche. Dopo questa data, prese nota di ogni attacco e ne registrò 102 nei successivi vent’anni. Secondo le descrizioni dell’intero processo epilettico, i neurologi sono concordi nel ritenere che gli attacchi fossero dovuti ad un’anormale attività elettrica in alcune parti del lobo temporale. L’esperienza emotiva dell’aura, precedente alla crisi, fa pensare al coinvolgimento delle strutture limbiche situate negli strati più profondi del cervello.

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Théophile Alajouanine fa notare che proprio in quegli anni, a partire dalle nuove crisi precedute dall’aura, descritte con un marcato senzo religioso, le opere del grande scrittore russo cambiano tono. Al realismo e razionalismo delle prime opere come Umiliati e offesi, il Sosia, Memorie dal sottosuolo o Delitto e Castigo, subentra un senso mistico della religiosità, ed è come se vi fosse un doppio Dostoevskij, “un razionalista e un mistico, ciascuno che cerca di avere la meglio secondo il caso e, nel corso degli anni, il mistico sembra decisamente prevalere “.

Il neurologo Norman Geschwind ha scritto diversi articoli sul tema tra il 1970 e il 1980. Nota la progressiva preoccupazione ossessiva di Dostoevskij  per la morale e il proprio comportamento, “la crescente tendenza di soffermarsi a lungo su argomenti di poca importanza, la mancanza di humor, la relativa indifferenza verso la sessualità e, malgrado la seriosità e l’alto tono morale, la prontezza a reagire rabbiosamente ad una piccola provocazione“. Geschwind la definisce sindrome della personalità interictale (“interictal” è un termine medico utilizzato per riferirsi ai momenti di una crisi parossistica e convulsiva).

Pare che i pazienti che soffrano di questa sindrome associata all’epilessia del lobo temporale, siamo molto preoccupati alle questioni religiose, presentino tratti ossessivi, esperienze estatiche ed extra corporee (out-of-body) e siano profondamente desiderosi di riprovarle. Nel 2003, Hansen Asheim ha pubblicato uno studio in cui riferisce che in un gruppo di 11 pazienti con crisi estatiche, 8 di loro attendevano desiderose la crisi epilettica e addirittura 5 di loro cercavano il modo di scatenarla. 

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Sembra che queste crisi possano far percepire delle epifanie, un senso più profondo della realtà e nel caso di Dostoevskij  addirittura diventano delle vere e proprie teofanie (rivelazioni religiose). Insomma, stiamo parlando di “anomala” attività elettrica nel lobo temporale del cervello associata al senso “religioso” e “mistico”. Mi chiedo se alcune delle visioni di personaggi storici non siano da attribuirsi ai prodromi di una crisi epilettica senza perdita di coscienza del lobo temporale. Mi vengono in mente la croce in cielo vista da Costantino, l’arcangelo Michele che rinfodera la spada apparso a papa Gregorio I sul tetto di Castel Sant’Angelo e, caso forse esemplare, le sante visioni di Giovanna D’Arco dall’età di 13 anni. 

Hughlings-Jackson, uno dei neurologi più importanti della storia della medicina, è stato il primo a studiare il lobo temporale mediale come il punto focale di una crisi epilettica con esperienza religiosa. Ha approfondito il significato dell’aura pre-epilettica come di uno stato di “over-consciousness” (coscienza-sovraccarica), che presenta tra i vari sintomi “sensazioni grezze dell’olfatto e del gusto e uno stato mentale alterato associati con la cosiddetta aura intellettiva, uno stato sognante (dreamy state)“.

dostoevskij23Sembra che l’Autore dei Fratelli Karamazov, accanto a queste caratteristiche neurologiche associate all’epilessia mistica del lobo medio temporale, esibisse una personalità con uno stile reazionario, scostante verso le nuove idee filosofiche della Russia di fine Ottocento. In molti passaggi dei suoi ultimi romanzi, Dostoevsky attacca violentemente ogni forma di materialismo, ateismo o approccio scientifico, spesso con uno stile misticheggiante e recisamente antiscientifico. Non a caso, due dei bersagli principali dei suoi scritti sono il fondatore della ricerca biomedica moderna Claude Bernard (sul quale consiglio Claude Bernard e la nasciata della biomedicina di Fiorenzo Conti) e Sechenov, l’autore del libro I riflessi del cervello, uno dei testi più maturi della psicologia sperimentale di quel periodo che concepisce i fenomeni psicologici in quanto espressioni di complessi riflessi fisiologici.

Nel caso di Dostoevsky, le crisi epilettiche dopo i suoi quarant’anni mostrano questi aspetti contraddittori. Probabilmente, gli attacchi sono anche connessi a eventi traumatici della sua vita, come l’esilio in Siberia o la finta esecuzione sul patibolo, oltre a condizioni psicologiche particolarmente stressanti come i problemi coi debiti o la dipendenza dal gioco d’azzardo. Le condizioni neuropsicologiche non sono le condizioni necessarie che spiegano il suo straordinario talento letterario. Chi soffre di epilessia non scrive romanzi della portata di Dostoevsky. Ma i suoi romanzi appaiono come reperti narrativi della storia del suo cervello.

4 risposte su “L'epilessia religiosa di Dostoevskij”

scrivi: “Mi chiedo se alcune delle visioni di personaggi storici non siano da attribuirsi a i prodromi di una crisi epilettica senza perdita di coscienza del lobo temporale”, e ciò indica, a mio parere, un pregiudizio che può derivare da una mancata “esperienza mistica” insieme al bisogno di trovare una giustificazione a questa carenza con il sillogismo indimostrabile: crisi epilettica = esperienza mistica. Un sillogismo equivalente a quello: “conosco uomini con gli occhi azzurri, quindi tutti gli uomini hanno gli occhi azzurri”. Ora, fin da”antichità coloro che avevano crisi epilettiche erano considerati “toccati dagli dei”, e, Alessandro Magno e Giulio Cesare possono esserne considerati esempi, ma ciò non vuol dire, a meno di non dimostrarne con EEG la conseguenza, che “solo” gli epilettici possano godere di tale stato e nemmeno può costituire necessario indizio (vista la diffusione nei secoli delle varie esperienze mistiche) del fatto che vi sia una correlazione di causa effetto o di semplice concomitanza tra i due stati.
Parlando per esperienza, smetto di sembrare imparziale e affermo che, per esempio, nel mio caso (in passato mi è capitato un paio di volte di provare sensazioni vicine all’esperienza mistica, forse anche perché sono stato prete, ordinato nella diocesi di Roma), pur non negando la possibilità di uno stato alterato di coscienza a sfondo neurologico, tale stato era profondamente diverso da ciò che si descrive come crisi epilettica.
Un cordiale saluto

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Un attimo, non si tratta di un pregiudizio ma di una congettura, che è la mia e non è possibile verificarla ovviamente. Ma il modello neuropsicologico che ho sinteticamente illustrato nell’articolo mi permette di poter ipotizzare questa correlazione, almeno per alcuni personaggi storici in momenti particolari della loro vita (ma anche per una moltitudine di persone non identificate da un libro di storia!).

Tu fai bene a sottolineare che l’epilessia non sia la causa dell’esperienza mistica, concordo e già è possibile ravvisare questa constatazione quando alla fine del post sostengo che l’epilessia non è la condizione necessaria per diventare un grande scrittore come Dostoevskij.

Ma se rimaniamo in tema, le ricerche forniscono importanti dati per un modello neuropsicologico che riguarda il lobo temporale mediale come sede di una particolare sindrome epilettica associata ad esperienze di carattere “trascendentale”. E’ chiaro che questo fatto empirico non riguarda tutta la classe dei casi mistici, ma soltanto uno specifico gruppo di pazienti all’interno del grande insieme di persone che soffre dell’epilessia del lobo temporale.

Insomma, non è certamente il processo neurologico che determina una crisi mistica in generale, ma in un segmento di persone statisticamente significativo che soffrono di epilessia. E quello neurologico, epistemologicamente parlando, è solo uno dei fattori che determina quel tipo di esperienza, come d’altra parte illustra il tuo caso.

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Correggete quegli errori d’ortografia che son proprio fastidiosi e distolgono l’attenzione dal contenuto dell’articolo..
Al di là di questo, è un pezzo interessante.

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