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Tra sogno e realtà

Qual è la differenza tra sogno e realtà? Chi soffre di narcolessia offre straordinari suggerimenti per capire come il confine tra sogno e realtà sia meno certo di quanto pensiamo.

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I pazienti narcolettici si addormentano spesso (ipersonnia) e i loro sogni hanno una consistenza percettiva molto vivida rispetto alla media. In un’affascinante ricerca pubblicata su Sleep è stata descritta la singolare confusione tra ricordi reali e i ricordi del sogno in chi soffre del disturbo del sonno della narcolessia. Nella ricerca l’83% degli intervistati che soffrivano di narcolessia ha confermato di far confusione tra sogni e realtà rispetto al 13% del gruppo di controllo.

Talvolta questo problema può diventare molto serio ad esempio quando i pazienti denunciano di essere stati aggrediti e, in realtà, hanno solo sognato l’episodio spiacevole. È sconcertante assistere all’errata attribuzione dei ricordi alla realtà anziché al mondo fittizio del sogno. La certezza di aver vissuto realmente certi episodi durante il sogno può condurre alla paranoia (vedi qui per una rassegna) con serie conseguenze nella vita reale. Ecco un passaggio significativo dell’articolo:

La severità delle allucinazioni è incredibile. Un signore, dopo aver sognato che una giovane ragazza stava affogando in un lago, chiese a sua moglie di sintonizzarsi sul canale delle news in attesa che fosse riportato il tragico episodio. Un’altra paziente ha sognato di tradire il marito e credendo che fosse successo realmente si sentì in colpa; quando progettò di incontrare l’amante dei suoi sogni realizzò che erano passati degli anni dal loro ultimo incontro e che non ne fosse più attratta. Molti pazienti sognano che i loro genitori, figli o animali domestici siano morti e credono che sia successo realmente (un paziente aveva persino chiamato telefonicamente un’agenzia per la cerimonia funebre) rimanendo scioccati di fronte all’evidenza del contrario, cioè all’apparire improvviso del presunto deceduto. Sebbene non tutti gli esempi siano così drammatici, questi scenari non sono rari.

I ricercatori si chiedono se il fenomeno allucinatorio sia dovuto ad un problema nella memoria o nel collegamento del ricordo alla fonte originaria (realtà o sogno). Probabilmente gioca un ruolo decisivo la “vividezza” del sogno che nei narcolettici è più consistente rispetto alla popolazione generale. In questo caso la vividezza sarebbe l’indizio “realistico” su cui si basano i narcolettici per distinguere la realtà dal sogno. Essendo l’esperienza onirica più vivida pensano che sia accaduta realmente.

Un’altra spiegazione proposta dai ricercatori si focalizza sul processo di codifica della memoria durante gli stati del sonno. Il fallimento nel discriminare i ricordi formati durante il sogno da quelli derivanti da esperienze reali può essere la diretta conseguenza di un meccanismo neurale già conosciuto nei narcolettici. La narcolessia è causata dalla distruzione di quei neuroni che si trovano nell’ipotalamo laterale che producono l’oressina. Questo neurotrasmettitore è coinvolto nei processi sonno/veglia e quando non funziona più vi è uno stato dissociativo caratterizzato dalla frequente transizione tra veglia e sogno e dall’intrusione di contenuti onirici nei risvegli. 

Il cattivo funzionamento di questi e altri neurotrasmettitori coinvolti nel passaggio da uno stato all’altro può essere alla base dell’anomala codifica. Gli episodi vissuti durante il sogno “slittano” nelle fasi di risveglio e possono essere memorizzati come se fossero stati vissuti da svegli. La compromissione di questo sistema neuromodulatore potrebbe determinare quindi gli inediti processi di “fusione” tra veglia e sogno il quale, come sappiamo, non sempre è facile da ricordare. Così, il problema neurochimico da un lato aiuta il ricordo del sogno, dall’altro scambia il sogno con la realtà.

Viene da chiedersi se la narcolessia non sia altro che una versione neurologica di tutte le idee che quotidianamente lottano per avere un posto nella realtà.

link all’articolo su Sleep

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