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Donare il cervello

brain form

Vuoi donare il cervello alla scienza? Compila il modulo e spedisci alla Cornell University, dipartimento “Collezione Cervelli”.

Il modulo in questione è stato redatto nel 1889 dal fisiologo e anatomista Burt Green Wilder che iniziò a collezionare cervelli sperando di scoprire le relazioni tra la forma e la dimensione del cervello e “le forze mentali e corporee”. La Wilder Brain Collection oggi contiene circa 70 cervelli. A quanto pare Wilder riuscì a fare incetta di oltre 600 cervelli, inclusi quelli di amici e colleghi. Naturalmente dopo la loro morte naturale! Per un resoconto della storia di questa iniziativa puoi leggere l’articolo di Peter Edidin sul NYT.

Sul modulo Wilder curiosamente chiede che siano cervelli di persone “educate e ordinate piuttosto che ingnoranti, criminali o insane”. Non ti scandalizzare troppo, all’epoca i cervelli più studiati appartenevano a persone che rientravano in queste ultime categorie. L’indagine anatomica sui cervelli era molto in voga tra il XIX e il XX secolo, le maggiori università del mondo erano dotate di dipartimenti dedicati alla raccolta di cervelli per essere studiati e analizzati. Lo scopo dei ricercatori era quello di confrontare le masse cerebrali, analizzarne le forme, le dimensioni, le particolarità, per trovare una spiegazione alle differenze tra l’uomo “educato e civile”, il criminale, il genio. L’ipotesi teorica che li guidava faceva riferimento alle teorie frenologiche di Franz Joseph Gall. Per una panoramica sul locazionalismo cerebrale puoi dare un’occhiata qui.

Gall pensava che a ciascuna porzione di cervello corrispondesse un tratto di personalità e che lo studio della morfologia del cranio potesse essere utile per risalire al profilo psichico dell’individuo. Una prospettiva sintetizzata dal detto comune “ha il bernoccolo per…”. Cesare Lombroso addirittura pensò di poter tracciare un identikit criminologico basandosi sullo studio cranometrico e facciale del soggetto. Le teorie frenologiche in seguito si rivelarono quasi del tutto false, lo studio quantitativo ed “estetico” del cervello non è sufficiente per comprendere la personalità di una persona.  Più tardi furono in parte rivalutate, almeno storicamente, grazie al fatto che esistono effettivamente dei moduli cerebrali dedicati ad una specifica funzione cognitiva, ad esempio le colonne di neuroni dell’area cerebrale visiva che si attivano solo per elaborare il colore o l’orientamento dello stimolo visivo.

La raccolta dei cervelli fu presto abbandonata e molte collezioni rimasero trascurate e disperse,  senza essere più studiate. Ma in quel periodo storico spostarono la ricerca su un ambito più scientifico nel cercare di spiegare la mente con argomenti biologici piuttosto che spirituali, animistici o filosofici. La collezione dell’Università di  Cornell contiene lo stesso cervello di Wilder, dello psicologo strutturalista Edward B. Titchener, del naturalista Henry Augustus Ward.

Infine, degna di essere menzionata è la nota 3 del modulo, l’esortazione tecnica che fornisce specifiche indicazioni su come spedire il cervello:

Il cervello sia conservato con più cura in un barattolo di latta di salamoia saturata, il coperchio sia assicurato dal chirurgo con una ingessatura superiore; il tutto da spedire al seguente indirizzo: Dipartimento di Anatomia, Università di Cornell.

Allora, che ne dici, vuoi firmare il modulo e donare il tuo cervello?

Una risposta su “Donare il cervello”

– Voglio che il mio cervello sia donato alla scienza…
– A microbiologia saranno entusiasti.
[Leo Ortolani, Rat-Man, La squadra segreta, 1996]

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